Martedì 8 Aprile alle 20.00, a Roma, nell'Auditorium di Via della Conciliazione, Sri Sri Ravi Shankar terrà un incontro in cui si parlerà principalmente di pace e amore:
Sri Sri viaggia ed insegna instancabilmente in tutto il mondo, ricordando a chi lo incontra che le grandi tradizioni spirituali hanno obiettivi e valori comuni. Il suo semplice messaggio di amore, saggezza concreta e compassione continua ad ispirare persone provenienti da ogni retroterra ed esperienza di vita. Egli incoraggia ogni individuo a seguire la propria religione, il suo cammino spirituale, onorando e rispettando il percorso degli altri.Certo è curioso che in Italia fa quasi più notizia se un santone indiano si mette a proclamare la pace nel mondo piuttosto se lo fa il Papa affacciato su Piazza S.Pietro.
Io sono cattolico e credo in Dio, quindi dovrei ascoltare le parole del Santo Padre anziché farmi influenzare da uomini di altre fedi, ma le cose non stanno sempre e solo così.
Ciò che ha sempre suscitato in me una grande ammirazione degli uomini di fede provenienti dall'India è il loro senso della spiritualità e l'essere fermamente convinti in una religione che abbraccia tutte le religioni del mondo.
Anche il Papa lo predica da tempo, a partire da Giovanni Paolo II, che il 27/10/1986 riunì ad Assisi tutti i capi religiosi del mondo. In quell'occasione il Papa disse:
È infatti la mia convinzione di fede che mi ha fatto rivolgere a voi, rappresentanti di Chiese cristiane e comunità ecclesiali e religioni mondiali, in spirito di profondo amore e rispetto. Con gli altri cristiani noi condividiamo molte convinzioni, particolarmente per quanto riguarda la pace. Con le religioni mondiali condividiamo un comune rispetto e obbedienza alla coscienza, la quale insegna a noi tutti a cercare la verità, ad amare e servire tutti gli individui e tutti i popoli, e perciò a fare pace tra i singoli e tra le nazioni. Sì, noi tutti siamo sensibili e obbedienti alla voce della coscienza di essere un elemento essenziale nella strada verso un mondo migliore e pacifico. Potrebbe essere diversamente, giacché tutti gli uomini e le donne in questo mondo hanno una natura comune, un’origine comune e un comune destino? Anche se ci sono molte e importanti differenze tra noi, c’è anche un fondo comune, donde operare insieme nella soluzione di questa drammatica sfida della nostra epoca: vera pace o guerra catastrofica?
Sempre il Papa, il 24/01/02, in un nuovo incontro simile a quello del 1986 disse:
Pregare non significa evadere dalla storia e dai problemi che essa presenta. Al contrario, è scegliere di affrontare la realtà non da soli, ma con la forza che viene dall'Alto, la forza della verità e dell'amore la cui ultima sorgente è in Dio. L'uomo religioso, di fronte alle insidie del male, sa di poter contare su Dio, assoluta volontà di bene; sa di poterLo pregare per ottenere il coraggio di affrontare le difficoltà, anche le più dure, con personale responsabilità, senza cedere a fatalismi o a reazioni impulsive.
Questo ha detto il nostro Papa ed io lo condivido totalmente. Non ci trovo nulla di strano a voler espandere la mia conoscenza di Dio ascoltando quello che hanno da dire anche altre illustri personalità, soprattutto se vengono da una terra come l'India.
Prima di conoscere Sri Sri Ravi Shankar mi ero già accostato al modo di pensare indiano, è una cultura che mi affascina molto, leggere le parole di Gandhi, Prabhupada e adesso di Sri Sri suscitano in me una grande attrazione, soprattutto perché nessuno di loro ha mai predicato di lasciare tutto per un a nuova dottrina, al contrario nelle loro parole c'è solo desiderio di pace, amore ed armonia. Ognuno ha già segnato nel proprio destino il proprio percorso, spirituale o no, nell'ambito di ogni percorso personale si può trovare la giusta illuminazione se solo si ha come obiettivo il raggiungimento della pace e l'abolizione dei conflitti.
Abbiamo molto da imparare.
Per ultima cosa vorrei sottolineare l'ipocrisia di chi critica e inorridisce di fronte agli scempi che sta compiendo la Cina nei confronti dei monaci tibetani, tali gesti vanno sicuramente condannati perchè sicuramente inaccettabili, non si capisce però come si possa dare un diverso giudizio della guerra a seconda delle convenienze e dei momenti storici. Come mai nessuno si scandalizza più di tanto per il genocidio dei Curdi da parte dei Turchi? O dei Ceceni da parte della Russia? Per non parlare dello scempio e devastazione che sta portando la guerra "preventiva" diretta dagli Stati Uniti e con cui tutti noi ci siamo macchiati le mani?
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