Un mio amico mi ha inviato una e-mail con un articolo di Gianfranco Ravasi trovato sul sito dell'Avvenire, di lui non sempre condivido quanto scrive, trovo nelle sue parole un pò troppa retorica, stavolta però ho trovato degli spunti interessanti, retorici ma interessanti riporto un breve stalcio:
"Dire la cosa giusta al momento giusto, ma anche tacere la cosa sbagliata quando si è tentati di dirla. Dorothy Nevill (1826-1913).
(...) la parola è lo strumento principe della comunicazione e ha ragione s. Giacomo quando nella sua Lettera osserva che se uno non manca nel parlare, è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche il corpo La lingua, infatti, è un piccolo membro ma può vantarsi di grandi cose.
(...) L'ascoltare dovrebbe sempre essere superiore al parlare, lasciandoci anche insegnare cose che già si sanno,
(...) la parola è lo strumento principe della comunicazione e ha ragione s. Giacomo quando nella sua Lettera osserva che se uno non manca nel parlare, è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche il corpo La lingua, infatti, è un piccolo membro ma può vantarsi di grandi cose.
(...) L'ascoltare dovrebbe sempre essere superiore al parlare, lasciandoci anche insegnare cose che già si sanno,
come diceva il politico francese Talleyrand."
L'arte di ascoltare è forse una delle pratiche più difficili, il politico dovrebbe farlo per definizione, come si fa a governare un popolo di cui non si conoscono affatto i bisogni?
Oggi si parla di ponti sullo stretto di Messina e treni ad alta velocità, quando la Sicilia e tutto il mezzoggiorno ha bisogno di strade decenti e di autostrade (spesso inesistenti), quando dopo tutti i miliardi di euro spesi Trenitalia Spa si vanta di offrire un servizio di trasporto con orari inadeguati e tempi di percorrenza a dir poco ridicoli (sulla tratta Roma Napoli si risparmiano circa 15 minuti rispetto al già esistente Eurostar, su cui ci sarebbe bisogno di stendere un altro velo pietoso), si vogliono ascoltare i veri problemi della gente o non si vuole far finta di niente?
L'ultimo Zar di Russia, Nicola II Romanov, leggeva personalmente tutte le lettere che inviavano i suoi sudditi e, con tempi ovviamente lunghissimi, rispondeva a tutti, risolvendo dapprima i problemi più insignificanti, come per esempio i cambi di cognome.
Naturalmente, vista anche la fine che ha fatto lui e tutta la famiglia Romanov, la verità sta sempre nel mezzo.
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