Avevo un amico, che poi ho perso di vista, si chiama Toni. Lui é nato in Germania ma in realtà la sua patria é il mondo intero.
In una delle sue frequenti visite a Roma, parlammo della filosofia che spinge l'uomo a voler viaggiare, del motivo per cui una persona è spinta verso sempre nuove esperienze.
Questo nostro incontro è avvenuto tanti anni fa, io ero ancora poco più che adolescente, Toni mi fece venire addosso una voglia di partire, verso mete lontane e sconosciute, che non avevo mai provato prima. Viaggiare non è solo fare le valigie e partire, ogni volta che lasci la tua casa sai che un giorno il tuo corpo vi fará ritorno, la tua anima invece non sarà mai più la stessa e forse non vi tornerà mai più.
Toni mi raccontò di un viaggio che suo fratello aveva fatto da solo sulla Transiberiana, la mitica tratta ferroviaria che congiunge Mosca a Pechino (se state pensando all'Orient Express non ci siete andati lontano), un viaggio lunghissimo attraverso tutta la Russia e gran parte della Cina.
Il fratello di Toni fece questo viaggio tutto da solo e quando tornò era decisamente un'altra persona, aveva portato dentro di sè l'essenza di tutte le persone che aveva incontrato e conosciuto, i colori, i suoni, gli odori ed i sapori delle terre che aveva visitato.
Poco tempo dopo iniziai ad appassionarmi alla lettura di Herman Hesse, rimasi incuriosito da Narciso e Boccadoro e me lo lessi tutto di un fiato su una sdraio, sotto un ombrellone, sulla spiaggia di San Nicola, vicino Roma. La lettura di questo libro mi fece tornare alla memoria le parole di Toni fino ad elaborare il desiderio di partire nuovamente (ero appena tornato da un viaggio in bicicletta Roma-Pescara).
Viaggiare da soli, ecco il punto fondamentale. Quando parti in compagnia vai a divertirti, quando parti da solo vai a fare un viaggio dentro te tesso, ti scoprirai diverso, sarai costretto, giorno dopo giorno, a parlare alla tua anima ed al tuo Io più profondo.
Un viaggio come quello del fratello di Toni è sempre rimasto il mio sogno nel cassetto, come anche la traversata Roma-Capo Nord in automobile o il cost to cost in America, magari passando sulla mitica route 66, in mezzo al deserto.
All'epoca della mia prima giovinezza peró ero appassionato di cicloturismo ed intrapresi una serie di viaggi sempre più impegnativi (come il Roma-Pescara, che è stato uno dei primi che ho fatto) sempre in compagnia però.
Fino al giorno in cui decisi di raggiungere la vetta suprema per un appassionato di bicicletta: il passo dello Stelvio.
A dire il vero la mia idea era di coinvolgere qualcuno dei miei soliti amici, quando però cominciai a fare sul serio mi trovai ad intraprendere l'avventura da solo: io e la mia bici nera autocostruita, fatta da me, rimediando pezzi usati assemblati con altri nuovi.
Partii all'inizio di un Agosto qualsiasi da Rieti (sinceramente non ricordo il giorno esatto), per essere precisi partii da Cittá Ducale, arrivai in perfetto orario, il giorno di ferragosto, al passo dello Stelvio, tutto da solo, tutto con una bici pesantissima e stracarica di ogni genere superfluo.
Per scelta decisi di non portarmi la macchina fotografica, il viaggio che stavo intraprendendo era qualcosa di primordiale, fatto di sudore e sforzo fisico portato allo stremo, distrarmi dietro ad un obiettivo artificiale non rientrava nell'ordine delle cose. Troppo spesso avevo viaggiato per impressionare una pellicola fotografica, per poi mostrare agli altri i luoghi dove ero stato, stavolta volevo impressionare solo i miei ricordi.
Del viaggio ricordo quasi ogni curva ed ogni sasso incontrato lungo la strada, i suoni delle feste cittadine, le parole della gente, i loro volti, il Po.
Dormire da soli, dentro ad una tenda, in luoghi sconosciuti, é un'esperienza da provare, credetemi.
Non sempre trovavo campeggi liberi (arrivavo sempre di sera o di notte), più di una volta ho montato il mio igloo Ferrino sui prati o lungo la strada, ricordo perfettamente la prima notte, dormii su un prato, lungo un muro, che il giorno dopo mi accorsi essere del cimitero di Nocera Umbra, non vennero a farmi visita i fantasmi oppure non me ne accorsi... dopo 9 ore in bicicletta avevo piuttosto sonno.
Non ho mai provato piú niente del genere fino al giorno che decisi di percorrere il leggendario Cammino di Santiago in Spagna, sempre in bicicletta, ma stavolta ero con mia moglie e avevamo due biciclette nuovissime e bellissime, altre storie ed altre emozioni, ma di questo vi racconterò un'altra volta.
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