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14 mar 2007

Pietro Consagra: "Giano nel cuore di Roma"


"Esprimere il ritmo drammatico della vita di oggi con elementi plastici che dovrebbero essere la sintesi formale delle azioni dell'uomo a contatto con gli ingranaggi di questa società, dove è necessaria volontà, forza, ottimismo, semplicità, chiarezza"
Pietro Consagra

Ecco Pietro Consagra, parlare di lui fa venire i brividi, passare accanto ad una delle sue opere, come quella che si trova a Roma, a L.go S.Susanna, lascia attoniti e stupiti.
Si tratta di 4 obelischi di marmo, alti circa 5 mt, piantati su un basamento rettangolare di 7 dei miei passi per 3 (circa 5 mt per due), la proiezione a terra degli obelischi è iscrivibile in un quadrato con lato di 5 delle mie spanne (circa un metro) e disegna quasi una croce greca.
Tutta l'opera è realizzata in marmo bianco, gli obelischi sono composti tutti da due blocchi ciascuno (io avrei scelto blocchi di eguale misura o addirittura dei pezzi unici, ma l'artista non è stato del mio stesso parere, trovo disarmoniche le giunzioni a diversa altezza dei blocchi).
Consagra ha disegnato nel marmo larghi solchi sulle due facce dell'installazione, realizzando un gioco d'ombra che, grazie agli effetti dati dalla luce del sole sul bianco del marmo, rendono netto il contrasto tra i chiari e gli scuri, i mezzi toni sono completamente assenti e tolgono una dimensione all'opera che, difatti, ha senso essere osservata davanti o dietro ma non sui suoi lati.
Consagra non è nuovo a questi studi sulla bidimensione e qui, pur utilizzando un materiale grave come il marmo, riesce a rendere semplice un concetto così astratto. Giano era "bifronte" forse è per questo che l'artista ha voluto dedicare la sua opera a quest'antica divinità, ma è solo una mia supposizione. Osservando la scultura si ha l'impressione che si tratti delle sbarre di una prigione. Il tempio dedicato a Giano, nell'antica Roma era tenuto rigorosamente chiuso in tempo di pace, la porta veniva spalancata solo in tempo di guerra, era un culto religioso carico di simbologia. Il Giano di Consagra non è da meno, la prigione è un luogo chiuso per definizione, l'intento dell'artista era, forse, quello di simboleggiare la guerra rinchiusa per sempre. Sono tutte mie supposizioni, magari tutte sbagliate, a me l'arte piace proprio per questo, ti costringe a pensare, in un certo senso è una forma di violenza, ma nulla di paragonabile rispetto a quella a cui assistiamo tutti i giorni.
Consagra è morto il 16 Luglio 2005 a Milano, aveva 85 anni, "Giano nel cuore di Roma" è stata realizzata nel 1997, una delle sue ultime grandi opere.
Nato a Mazzara del Vallo nel 1920, di umili origini, figlio di un venditore ambulante, Consagra ne ha fatta di strada, ma in fondo l'artista deve avere per forza avere un'anima tormentata, è difficile trovare, in questo campo, nomi di spicco fra i figli di papà.
Consagra venne a Roma nel 1944 e nel 1947 partecipò alla formazione del gruppo "Forma 1", che rivendicava "la libertà di essere ad un tempo marxisti e formalisti", cioè astrattisti.
Torniamo a "Giano", come di consueto sono andato ad osservare la targa che il Comune di Roma ha dedicato all'opera, un pò freddina non trovate? Molto meglio il graffito in uno dei "solchi" lasciato probabilmente dallo stesso artista o da una mano sconosciuta come firma sull'opera (l'avrà fatta forse il marmista per riconoscere i blocchi del Consagra?). Poi c'è un'ultima targa metallica su cui non mi voglio soffermare, commentatela da voi, l'ha fatta fare lo sponsor...



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