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22 mag 2008

I termovalorizzatori=inceneritori: cosa sono e come funzionano?

Prima d'iniziare a leggere il post sappiate che un'alternativa ai termovalorizzatori esiste, si chiama THOR e il CNR l'ha già realizzata in Sicilia, è ecologica, economica e assolutamente vantaggiosa sotto tutti gli aspetti (elimina addirittura il problema della raccolta differenziata....).
Per approfondimenti leggete: L'alternativa ai vetusti termovalorizzatori c'è, si chiama THOR ed è tutto italiano.

Chiarito che la vera "valorizzazione" dei rifiuti riguarda il riciclo dei materiali e non la loro eliminazione, diventa semplice comprendere che la parola "termovalorizzatore" è un controsenso, visto che si parla di "distruzione", il fatto che ci si ricavi energia in modo economico è tutto da dimostrare, non sono un tecnico e non posso sbilanciarmi troppo, però c'è qualcuno che lo fa ed è pronto a dimostrare che questi ecomostri consumano più dell'energia che producono, voi direte: si, ma in qualche modo bisognerà smaltirla 'sta monnezza, non sarà economico, ma almeno recuperiamo qualcosa con la produzione di un pò di corrente...
Adesso però pensateci bene: Voi ci abitereste vicino un inceneritore? Rispondete con sincerità.

Leggete cosa dice Paolo Pescia, ricercatore del CNR:
“Un impianto di meccano-raffinazione di taglia medio-piccola da 20 mila tonnellate di rifiuti l’anno presenta costi di circa 40 euro per tonnellata di materiale”, spiega Paolo Plescia. “Per una identica quantità, una discarica ne richiederebbe almeno 100 e un inceneritore 250 euro. A questi costi vanno aggiunti quelli di gestione, e in particolare le spese legate allo smaltimento delle scorie e ceneri per gli inceneritori, o della gestione degli odori e dei gas delle discariche, entrambi inesistenti nel Thor. Quanto al calore, i rifiuti che contengono cascami di carta producono 2.500 chilocalorie per chilo, mentre dopo la raffinazione meccanica superano le 5.300 chilocalorie”.
Nell'unione europea non si usa mai il termine "termovalorizzatore", viene sempre scritto "inceneritori", perchè di questo si tratta.
Ecco il punto, le giuste lotte di protesta contro gli inceneritori di un tempo, inquinanti, ingombranti e puzzolenti, sembrano oggi ingiustificate perchè si è voluto dare un senso a tanta distruzione, ci siamo inventati gli inceneritori socialmente ed economicamente utili, non sono certo una trovata recente, ma in questi ultimi anni sono stati rispolverati e lucidati, fino a riproporli come prodotti di grande innovazione tecnologica.

Il primo spartano "termovalorizzatore" è stato costruito a Trieste nel 1913, si bruciavano i rifiuti per alimentare la rete elettrica dei tram.
Certo sono passati 100 anni e qualcosa sarà pur cambiato nel frattempo, la scienza avrà risolto il problema dei gas tossici sprigionati nell'aria bruciando i rifiuti...
Ma siamo proprio sicuri?

La chiave di volta per comprendere il senso del discorso è data dall'unione di due parole che, pronunciate di questi tempi hanno il suono di un'invocazione mistica, quasi magica: "raccolta differrenziata".
Il fatto è che l'unico modo per rendere meno nocive le esalazioni dovute alla combustione è una massiccia politica della raccolta differenziata. Solo riempiendo i famosi 4 cassonetti in modo appropriato avremo la certezza di poter mandare ad incenerire le famose "ecoballe" (composte di materiali non riciclabili e che al tempo stesso non sprigionino sostanze nocive durante l'incenerimento, come la pericolosissima diossina, causa di malattie respiratorie gravi e tumori).
I moderni "Termovalorizzatori" sono realizzati con molta attenzione riguardo il controllo dei fumi e delle ceneri prodotti nella combustione, riescono ad abbattere drasticamente la maggior parte delle emissioni nocive.
La diossina, che è la più terribile di queste emissioni, riesce ad eludere il trattamento dei fumi, seppur in piccola parte, anche se trattata con questi moderni impianti di filtraggio.
Il problema nasce dal fatto che non è provata la validità della teoria in merito alla soglia minima che rende innocua la diossina.
Per chi ha voglia di documentarsi, io propongo la consultazione di www.termovalorizzatore.it, nel sito viene descritto un modernissimo impianto che verrà realizzato in Toscana, ho puntato il link alla sezione dove vengono illustrati i grafici delle emissioni nocive (l'emissione di diossina la trovate in fondo alla pagina, quasi nascosta), come potete vedere sono drasticamente ridotte, ma non eliminate del tutto (sarebbe impossibile). Poi va considerato che i dati hanno un valore solo se l'impianto viene alimentato con ecoballe pure al 100%, obiettivo lontanissimo dall'essere raggiunto in qualsiasi parte del mondo e soprattutto in Italia.
(Termovalorizzatore "I cipressi", clicca per vedere l'intero progetto).

Ma come vengono alimentati i termovalorizzatori=inceneritori?

I rifiuti organici (Ad es.: gli scarti alimentari), non sono appetibili per un Inceneritore in quanto hanno un basso potere calorico (contengono acqua); anche i metalli ed il vetro non possono essere inceneriti.

Altri materiali quali ad esempio la plastica (che quando brucia disperde molti inquinanti tossici che difficilmente si possono trattenere), la carta ed il legno, poiché hanno un buon potere calorico, sono molto apprezzati.

Non dobbiamo dimenticare che un Inceneritore ha lo scopo di produrre energia elettrica dalla combustione (i gas prodotti muovono la turbina che trasforma energia meccanica in elettrica), quindi il potere calorico è importante ! Il guadagno di chi gestisce un Inceneritore consiste “anche” nel vendere energia!

Brevemente proviamo ad elencare le tipologie di rifiuto che “possonoessere incenerite:

Il Rifiuto Urbano tal quale: Si tratta di un rifiuto che, per l’appunto, non viene differenziato a monte (quindi così come raccolto). Tramite una separazione (grossolana) di materiali ingombranti e di metalli, se autorizzato dalla Regione un Inceneritore può bruciare questa tipologia di rifiuto;

La Frazione Secca : Rifiuto Urbano indifferenziato (cioè tal quale) o proveniente da una raccolta separata (ossia un rifiuto dal quale sono stati rimossi parti ingombranti e metalli) sul quale viene eseguita una selezione meccanica (vagliatura manuale o automatica). Il rifiuto così costituito può essere utilizzato come combustibile (in qualità di frazione secca) da Inceneritore se autorizzato dalla Regione;

CDR (ossia combustibile derivato da rifiuti): E’ il risultato del processo di “raffinazione” della “Frazione Secca” descritta alla lettera b. In buona sostanza su questa tipologia di rifiuto si eseguono ulteriori operazioni, quali: Triturazione, essiccamento, addensamento, eventuale possibile miscelazione con rifiuti ad elevato potere calorico quali le plastiche, le gomme, il legno, ecc…

E’ bene comunque dire che il CDR deve rispondere ad un minimo di requisiti che tengono conto del contenuto di metalli, ceneri, cloro, umidità, ecc….

da www.monteruscello.altervista.org

È pura utopia se si spera di trovare la soluzione perfetta, gli inceneritori servono e ci mancherebbe altro se adesso mi metto a dire che non debbano essere realizzati (almeno fino a quando non potranno essere sostituiti completamente da altri sistemi meno inquinanti, THOR o simili, come detto in apertura), occorrerebbe però più attenzione alle problematiche legate all'impatto sul territorio e sugli abitanti, è inutile continuare a dire che siccome bisogna bruciare i rifiuti qualcuno si dovrà sacrificare a vederselo fare sotto le finestre di casa sua, vorrei vedere la faccia di ognuno di voi se un bel giorno si accorgesse che la sua bella casettina di campagna, o semplicemente in periferia, si trova proprio vicino uno di questi siti designati per adibirlo a discarica o per farci un bell'inceneritore.

Approfondimenti:
Le diossine vengono prodotte quando materiale organico è bruciato in presenza di cloro, sia esso cloruro inorganico, come il comune sale da cucina, sia presente in composti organici clorurati (ad esempio, il PVC). La termodinamica dei processi di sintesi delle diossine è fortemente favorita da reazioni a più bassa temperatura, sia per motivi energetici che entropici. Questo è il motivo per cui gli impianti in cui la combustione può portare alla formazione delle stesse, sono costretti a funzionare a temperature elevate, indipendentemente dalla convenienza generale dei processi. Per evitarne la formazione in fase di raffreddamento, è necessario introdurre processi di quenching (spegnimento o raffreddamento rapido), sfruttando così aspetti cinetici per contrastarne la stabilità termodinamica.
da www.it.wikipedia (clicca per leggere tutto l'articolo)
La diossina è la sostanza chimica con il più alto contenuto tossico, creata dall'uomo come sottoprodotto dannoso di alcune reazioni chimiche e come sottoprodotto generico di qualsiasi forma di incenerimento, quasi sempre in piccole quantità. Naturalmente si dovrebbe cercare di minimizzarne l'emissione a livelli molto bassi, ma 'Zero Diossina', zero=zero, il valore espresso da Greenpeace nel suo rapporto, è impensabile. Se si intende veramente zero, si dovrebbe eliminare qualsiasi forma di riscaldamento con combustibile fossile, interrompere la circolazione a motore, chiudere tutte le fabbriche, sia che usino o che non usino cloro, perché generano tutte delle quantità, anche se infinitesimali, di diossina e tracce di altre sostanze nocive che vengono diffuse nell'atmosfera, nell'acqua e nel suolo. E, da ultimo e più importante, si dovrebbe fermare la natura, perché la natura stessa produce diossina dalla combustione naturale e dal legno, biodegradabile...
la citazione l'ho presa da www.ping.be, se vi leggete tutta la ricerca scoprirete che in realtà si tratta di un sito in cui si vuole spiegare che in fondo la diossina non è così tossica come vogliono farci credere, chi avrà ragione?
Secondo quanto si legge, lo studio in questione, condotto dai ricercatori dell'Unità di Epidemiologia Ambientale del Dipartimento di Salute Pubblica del London School of Hygiene con l'ausilio di tecniche statistiche originali, coinvolse 14 milioni di persone che vivevano intorno a 72 inceneritori di rifiuti urbani (alcuni molto vecchi, costruiti all'inizio del '900) e queste vennero seguite fino a 13 anni dopo. L'ipotesi alla base della ricerca era che, se l'inceneritore avesse avuto un ruolo causale, allontanandosi dalla fonte inquinante (l'inceneritore) si sarebbe dovuto osservare un declino del numero di casi di cancro.
da www.molecularlab.it, anche qui sembrerebbe scientificamente provata "l'innocuità" della diossina.

Io resto del parere che, scientifico o non scientifico, nessun politico ci verrà mai a dire: "si è vero chi vive vicino un inceneritore rischia di morire di cancro".
Io non sottovaluterei il problema, al contrario di molti politici che si affannano a ripetere che il problema non esiste
...le diossine non rimangono sempre sospese nell'aria, ma si depositano. Dove si depositano rimangono per anni e si accumulano, aumentando quindi di densità di concentrazione nel tempo. Affermare poi che il livello di concentrazione di diossine è inferiore al livello di pericolo per la SALUTE dell'uomo, lascia del tutto di stucco. E con il principio di accumulo che si fa?...

da www.ambientesalute.org


La soluzione per l'immediato (visto che siamo in emergenza, poi occorrerà pensare a qualcosa di meno invasivo), per me, che sono ignorante, è semplicemente:
L'ESPROPRIO.
Ebbene si, se io rappresentassi lo Stato, non minaccerei l'uso dell'esercito per far realizzare con la forza gli inceneritori o le discariche, metterei mano al portafoglio e comincerei a fare una sana politica di esproprio sistematico ed organizzato.
Non esistono aree o siti adatti a tale scopo, vanno creati, non imposti con arrogante violenza, ma con la cooperazione di tutti, occorre proporre migliori prospettive di vita a chi abita nei siti designati per la realizzazione dei termovalorizzatori, si deve dire a questa gente:
"per il bene sociale di tutti vi abbiamo assegnato un'altra terra, vi paghiamo noi le spese per il trasferimento".
Perchè per fare una cacchio di TAV o un'autostrada tutto questo si può fare e per bruciare la monnezza no?
Per quale motivo dobbiamo condannare migliaia di famiglie a convivere con il fetore dell'immondizia e le esalazioni venefiche prodotte dagli inceneritori? (se avete letto attentamente avrete notato che per quanto ridotte moltissimo non si possono eliminare al 100% le nano particelle emesse nel processo di combustione)

Infine, non bisogna arrestare la ricerca, magari in un futuro non tanto lontano potremo addirittura evitare di bruciarli 'sti rifiuti, le soluzioni già ci sono, basterebbe la buona volontà politica di applicarle in larga scala e non solo come "esperimenti":
(ANSA) - Un piccolo investimento (tra i 200 e i 400 mila euro) per un impianto che lavorera’ quattro tonnellate di rifiuti al giorno sperimentando la tecnica della ‘dissociazione molecolare’, sotto l’occhio vigile di un comitato di esperti coordinati da Federambiente. E’ il progetto della societa’ Belvedere, partecipata del Comune di Peccioli (Pisa), che gestisce la discarica della localita’ toscana, presentato questa mattina a Roma. ”Cercare nuove vie per lo smaltimento dei rifiuti e’ un segnale positivo - ha detto il ministro dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio - in decisa controtendenza rispetto a chi cerca di riproporre, ancora oggi, tecnologie vecchie come quella degli inceneritori”. Nella discarica di Peccioli, in quattro-cinque mesi, sara’ installato una specie di container che, attraverso la dissociazione molecolare, trasformera’ i rifiuti in gas combustibile, detto ’syngas’ che poi potra’ servire a produrre energia termica o elettrica. ”Noi iniziamo con un piccolo investimento - ha spiegato Renzo Macelloni, presidente dell’ azienda toscana - e la testiamo nel nostro territorio, con un preciso tipo di rifiuti, con determinate condizioni climatiche che sono diverse da quelle dell’Islanda, per esempio, che gia’ usa questa tecnica. Se i risultati saranno positivi in termini di impatto ambientale, ma anche economico, andremo avanti”. ”La nostra esperienza e’ ancora considerata all’avanguardia - ha detto Silvano Crecchi, sindaco di Peccioli - ma e’ un progetto degli anni Novanta. Noi ci teniamo la discarica, che funziona bene e non inquina, ma cerchiamo la strada per migliorare. Solo cosi’ si prevengono le emergenze”. Dello stesso parere Daniele Fortini, presidente di Federambiente, che vigilera’ sulla sperimentazione e ne certifichera’ i risultati: ”E’ fondamentale testare una tecnologia che potrebbe aprire nuove opportunita’ nella gestione integrata dei rifiuti. Fermo restando che le discariche non si possono eliminare, dobbiamo perseguire l’obiettivo di ridurle sotto 10 per cento. Noi garantiremo che i risultati siano messi a disposizione di tutti le amministrazioni e le aziende che sono alla ricerca di soluzioni affidabili”.

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