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23 mag 2008

L'alternativa ai vetusti termovalorizzatori c'è, si chiama THOR ed è tutto italiano

In questo articolo parliamo di THOR (Total house waste recycling - riciclaggio completo dei rifiuti domestici), l'idea, tutta italiana, per smaltire i rifiuti senza inquinare, produrre biomassa ecologica (da poter utilizzare in qualsiasi sistema termico per generare energia), biodiesel, ecc. ecc.
Utopia?
Non funzionerà mai?
Errore, un impianto del genere già esiste e funziona alla meraviglia, il CNR lo ha costruito in Sicilia e "l'esperimento" ha già dato ottimi risultati, in poche parole:
FUNZIONA ed è riproducibile ovunque (anche su una nave), cosa aspettiamo a produrlo in serie?






Rimango perplesso quando sento dire le solite panzane che: le vecchie tecnologie sono sempre le migliori, al massimo possono essere migliorate e rese più sicure ma perchè perdere tempo ad inventare nuove soluzioni?

Mi manda in bestia sentir parlare di uso della forza per "convincere" i cittadini di qualsiasi posto che: siccome la società ha bisogno di inceneritori (che loro chiamano "termovalorizzatori" ndr), volenti o nolenti dovete sopportare di averli sotto casa... (la vostra, è naturale ndr).

Il CNR ha realizzato un sistema, tutto italiano, per utilizzare in modo innocuo, inodore e redditizio i rifiuti solidi urbani, separando in automatico tutte le varie componenti ed isolando i residui clorati ed altre sostanze nocive, in poche parole si abbatte a zero l'emissione di diossina ed altre prelibatezze del genere.

Come detto in apertura, il progetto si chiama THOR (Total house waste recycling - riciclaggio completo dei rifiuti domestici) e in Sicilia già funziona con successo un prototipo sperimentale del CNR (ormai è una realtà non ha senso parlare ancora di "esperimento"):
Il primo impianto THOR, attualmente in funzione in Sicilia, riesce a trattare fino a otto tonnellate l’ora e non ha bisogno di un’area di stoccaggio in attesa del trattamento; è completamente meccanico, non termico e quindi non è necessario tenerlo sempre in funzione, anzi può essere acceso solo quando serve, limitando o eliminando così lo stoccaggio dei rifiuti e i conseguenti odori. Inoltre, è stato progettato anche come impianto mobile, utile per contrastare le emergenze e in tutte le situazioni dove è necessario trattare i rifiuti velocemente, senza scorie e senza impegnare spazi di grandi dimensioni, con un costo contenuto: un impianto da 4 tonnellate/ora occupa un massimo di 300 metri quadrati e ha un costo medio di 2 milioni di euro.

Come un ‘mulino’ di nuova generazione, l’impianto Thor riduce i rifiuti a dimensioni microscopiche, inferiori a dieci millesimi di millimetro. Il risultato dell’intero processo è una materia omogenea, purificata dalle parti dannose e dal contenuto calorifico, utilizzabile come combustibile e paragonabile ad un carbone di buona qualità.

“Un combustibile utilizzabile con qualunque tipo di sistema termico”, aggiunge Paolo Plescia, ricercatore dell’Ismn-Cnr e inventore di Thor, “compresi i motori funzionanti a biodiesel, le caldaie a vapore, i sistemi di riscaldamento centralizzati e gli impianti di termovalorizzazione delle biomasse. Infatti, le caratteristiche chimiche del prodotto che viene generato dalla raffinazione meccanica dei rifiuti solidi urbani, una volta eliminate le componenti inquinanti sono del tutto analoghe a quelle delle biomasse, ma rispetto a queste sono povere in zolfo ed esenti da idrocarburi policiclici”. E’ possibile utilizzare il prodotto sia come combustibile solido o pellettizzato oppure produrre bio-olio per motori diesel attraverso la ‘pirolisi’. L’impianto è completamente autonomo: consuma infatti parte dell’energia che produce e il resto lo cede all’esterno.

fonte www.CNR.it

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