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Legno e metallo sono i soliti elementi predominanti, l'opera si presenta come un grande "gnomone" al centro di una piccola piazza suddivisa in quattro quadranti grazie alla diversa pigmentazione delle mattonelle sugli assi ortogonali (sono colorati con un tenue rosso che quasi non si nota).
Non so quale fosse l'intento dell'artista, certo è che "l'ammasso legnoso meridianico" le ore le segna e come!
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Ancora troviamo reti, colle, vernici ed altri materiali riciclati.
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Mi piace sempre di più Luigi Gheno, lo trovo intrigante ed acuto, le sue opere non esisteranno per sempre, lui ha scelto il legno, un materiale biodegradabile, chissà, forse rimarrà solo nella memoria, magari di qualche Blog...
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E' curioso notare come le opere d'arte all'aperto spesso passino inosservate, ci si abitua ad esse senza mai essersi soffermati ad osservarle da vicino, ci si passa accanto come se si trattasse di un lampione o di un albero, invece qualcuno le ha pensate, elaborate, realizzate.
Ingratitudine o umana indifferenza?
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Spesso i soldi dei piccoli centri urbani bastano a mala pena per aggiustare le strade, già è tanto se si riesce a mettere su una lapide per ricordare i caduti di qualche guerra, magari con un pezzo di artiglieria arrugginito ad arricchire il quadretto.
Non bisogna essere ipocriti, l'arte non tutti se la possono permettere, questo è un problema noto.
Io penso però che anche nei piccoli centri gli abitanti dovrebbero fare degli sforzi, magari anche dei sacrifici per rendere più accogliente il posto dove vivono, ci guadagnerebbero tutti, parlo d'arricchimento spirituale, certo non economico, le città più vive sono quelle dove si respira l'arte aprendo la finestra la mattina, pensate a Spoleto, che prima del Festival dei due Mondi era solo un paese sconosciuto dell'Umbria, noioso da morire, lì si sono arricchiti non solo spiritualmente...
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