All'inizio dello spartitraffico in mezzo alla Circonvallazione Ostiense, si erge fiero e maestoso l'obelisco ligneo di Luigi Gheno, maestro nell'utilizzo di materiali riciclati.
Se vi è piaciuto il "Gheno" di Piazza dei Navigatori, di cui vi ho parlato qualche mese fa (Febbraio 2007), forse vi piacerà ancora di più quest'altro, che si trova a poche centinaia di metri dal primo, sul lato opposto della Cristoforo Colombo, a Largo Angelo Fochetti (martire delle fosse Ardeatine).
Legno e metallo sono i soliti elementi predominanti, l'opera si presenta come un grande "gnomone" al centro di una piccola piazza suddivisa in quattro quadranti grazie alla diversa pigmentazione delle mattonelle sugli assi ortogonali (sono colorati con un tenue rosso che quasi non si nota).
Non so quale fosse l'intento dell'artista, certo è che "l'ammasso legnoso meridianico" le ore le segna e come!
Se la lettura dell'opera a Piazza Navigatori è piuttosto semplice, qui troviamo un Gheno, a mio modo di vedere, più ermetico. Difficile, per esempio, capire il significato del cubo di cemento su cui poggia l'opera (misura circa 6 spanne sulle tre direzioni). Come mai continuiamo a trovare il legno come elemento predominante ed il ferro come "anima" di supporto?
Ancora troviamo reti, colle, vernici ed altri materiali riciclati.
Cosa c'è dentro le opere cave di Gheno? Solo aria stantia o l'ombra dell'artista rimasta intrappolata in questi strani sarcofagi? Le aperture sembrano fatte per guardare "fuori" e non dentro la "scatola", a me ricordano quelle dei conventi di clausura (come concetto, non come forma).
Mi piace sempre di più Luigi Gheno, lo trovo intrigante ed acuto, le sue opere non esisteranno per sempre, lui ha scelto il legno, un materiale biodegradabile, chissà, forse rimarrà solo nella memoria, magari di qualche Blog...
E' curioso notare come le opere d'arte all'aperto spesso passino inosservate, ci si abitua ad esse senza mai essersi soffermati ad osservarle da vicino, ci si passa accanto come se si trattasse di un lampione o di un albero, invece qualcuno le ha pensate, elaborate, realizzate.
Ingratitudine o umana indifferenza?
Esistono posti meno fortunati di Roma, assai più squallidi e desolati, privi di qualsiasi espressione artistica o di un minimo senso di arredo urbano, sono posti assai tristi e poco ospitali.
Spesso i soldi dei piccoli centri urbani bastano a mala pena per aggiustare le strade, già è tanto se si riesce a mettere su una lapide per ricordare i caduti di qualche guerra, magari con un pezzo di artiglieria arrugginito ad arricchire il quadretto.
Non bisogna essere ipocriti, l'arte non tutti se la possono permettere, questo è un problema noto.
Io penso però che anche nei piccoli centri gli abitanti dovrebbero fare degli sforzi, magari anche dei sacrifici per rendere più accogliente il posto dove vivono, ci guadagnerebbero tutti, parlo d'arricchimento spirituale, certo non economico, le città più vive sono quelle dove si respira l'arte aprendo la finestra la mattina, pensate a Spoleto, che prima del Festival dei due Mondi era solo un paese sconosciuto dell'Umbria, noioso da morire, lì si sono arricchiti non solo spiritualmente...
Nessun commento:
Posta un commento