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26 giu 2008

Legge Merlin: la prostituzione è reato?

Per prima cosa vorrei chiarire subito che io sono contro la prostituzione in strada, nelle case o in qualsivoglia luogo possibile o immaginabile.
Secondo la Santanchè io farei parte di quella schiera di italiani ipocriti o come li definisce lei: "struzzi che nascondono la testa sotto la sabbia".
La scomoda verità è che non esiste la minima possibilità che ad una donna sana di mente venga in mente di considerare la prostituzione un mestiere come un altro, esiste invece la miseria, che può costringere una persona ad umiliarsi al punto estremo di vendere il proprio corpo a dei perfetti estranei, che nel migliore dei casi sono porci e depravati... però con i soldi.
Io non sono nè ipocrita nè uno struzzo, mi rendo conto che esistono donne che non si fanno scrupolo di prostituire se stesse perchè amano vivere nel lusso e nell'agiatezza, loro però non lo fanno certo per strada, non sono certo costrette a farlo da un pappone, non lo fanno certo con il primo che capita...
Sono donne con una morale diversa dalla mia ed in un certo senso le rispetto, mi fanno un pò pena ma non ho niente contro di loro.
Qui si sta parlando di una questione ben diversa: già al tempo della legge Merlin i pareri contrari alle idee progressiste della senatrice socialista, che si fece promotrice della legge che poi portò il suo nome, erano sostenuti da "onorevoli" di tutti i colori politici, dopo 9 anni di dibattiti parlamentari finalmente la legge venne varata ed applicata, ed è valida ancora oggi.
Io la trovo una legge ancora giusta nei principi fondamentali, quello che bisogna fare oggi è applicare le altre leggi che già esistono per stroncare il fenomeno del lenocinio, ossia dello sfruttamento della prostituzione, delle azioni violente di individui che alla luce del sole schiavizzano ragazze dei paesi poveri per portarle qui in Italia a prostituirsi, tenendole prigioniere con la violenza, la droga e le minaccie.
Di cosa ciancia la Santanchè quando s'indigna di fronte alle squallide visioni dele puttane di strada che mostrano senza pudore il proprio corpo in atteggiamenti lascivi?
La Santanchè è convinta che basterà riaprire le case di "tolleranza" (chissà perchè si chiamano così, che cavolo vogliono tollerare 'sti porci maledetti?) per far scomparire il fenomeno della prostituzione e delle malattie sessuali, ma le malattie di chi? dei maritini medio borghesi che si vanno a divertire o delle mignotte? Controllo igienico significa che le prostitute verrebbero visitate periodicamente per rilasciare loro il certificato che ne attesti il permesso ad esercitare il "mestiere", non le renderà certo immuni dal primo stronzo sieropositivo che se le vorrà trombare senza il preservativo, qualcuno sta forse pensando che i controlli verranno fatti anche ai clienti? MAGARI QUELLI COME ME SARANNO PURE DEGLI STRUZZI,MA GLI ILLUSI SIETE VOI!
Finita la premessa passiamo agli argomenti che hanno scatenato questo mio sfogo, quella che segue è una rapida carrellata della storia del "mestiere più antico del mondo", a torto chiamato così perchè ritengo che agli uomini primitivi, che sicuramente esercitarono come primo storico mestiere quello della caccia sin dagli albori della propria esistenza, difficilmente venisse in mente di chiedere il permesso alle femmine di allora di dare libero sfogo ai propri impulsi sessuali, figuriamoci se poi le pagavano...
La prostituzione, dunque, nacque più tardi, non si dovette attendere molto a dire il vero...
Approfondimenti:
La storia della prostituzione
Gli antichi spiegavano la nascita e l'esistenza della prostituzione sacra con un racconto mitico che narra di una vendetta: al tempo in cui la Lidia viveva anni di pace e prosperità, nacque tra gli uomini l'idea di disonorare delle donne straniere. Tra esse c'era Onfale, futura regina delle Amazzoni. Costei non si perse d'animo e attaccò la Lidia col suo esercito, sconfiggendo la nazione. Per vendicarsi, costrinse le figlie dei Lidi a prostituirsi nel luogo stesso in cui questi avevano violentato le donne straniere (Ateneo: 50,13).


Erodoto (Storie: 1,199), ci informa dettagliatamente su com'era, esteriormente, la prostituzione sacra a Babilonia: “D'altro canto, la più riprovevole delle abitudini che ci sono fra i Babilonesi è questa. È obbligo che ogni donna del paese, una volta durante la vita, postasi nel recinto sacro ad Afrodite, si unisca con uno straniero. Molte che disdegnano di andare mescolate alle altre, in quanto orgogliose della loro ricchezza, si fanno condurre al tempio da una pariglia su un carro coperto, e là se ne stanno, avendo dietro di sè numerosa servitù. Per lo più il rito si svolge così: se ne stanno le donne sedute nel sacro recinto di Afrodite con una corona di corda intorno al capo: sono in gran numero, perché mentre alcune sopraggiungono altre se ne vanno; tra le donne si aprono dei passaggi, delimitati da corde e rivolti in tutte le direzioni, per i quali si aggirano i forestieri e fanno la loro scelta. Quando una donna si asside in quel posto, non torna più a casa se prima un qualche straniero, dopo averle gettato del denaro sulle ginocchia, non si sia a lei congiunto all'interno del tempio. Nell'atto di gettare il denaro, egli deve pronunciare questa frase: 'Invoco per te la dea Militta '” (Militta o Mylitta è il nome che gli assiri-babilonesi davano ad Afrodite, equivalente greca di Ishtar-Astarte).
fonte ECplanet.com

I lupanari dell'antica Roma (leggasi case chiuse):
Le inquiline dei lupanari erano regolarmente registrate e adottavano un fittizio nome di battaglia, dovendo abbandonare quello della famiglia d’origine. A differenza delle moderne dame di compagnia, che qui in Italia fanno lauti guadagni ma non pagano le tasse, le prostitute romane guadagnavano poco e per di più venivano anche tassate: fu Caligola a vedere nella prostituzione un buon affare per lo Stato facendone un settore d’interesse per il fisco.
A Roma c’erano qualcosa come 32mila prostitute, che si vendevano per l’equivalente di pochi euro di oggi nei lupanari dei bassifondi, dove le stanze erano piccole e più simili a celle che a un’alcova di piacere; sui muri, dipinti o scritte erotiche solleticavano gli appetiti dei clienti e servivano come catalogo delle varie prestazioni. Naturalmente, come oggi, non mancavano i prostituti maschi.

fonte alalba.it
Legge 7 del 1958: "Legge Merlin"

Art.1

E' vietato l'esercizio di case di prostituzione nel territorio dello Stato e nei territori sottoposti all'amministrazione di autorità italiane.

Art.2

Le case, i quartieri e qualsiasi altro luogo chiuso, dove si esercita la prostituzione, dichiarati locali di meretricio ai sensi dell'art. 190 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, approvato con regio decreto 18 giugno 1931, numero 773, e delle successive modificazioni, dovranno essere chiusi entro sei mesi dall'entrata in vigore della presente legge. (segue)

da olografix


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