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30 ago 2008

Gli Argonauti alla ricerca del Vello d'Oro (II parte)

L'isola di Lemno e la ribellione delle donne puzzolenti


Ormai tutti e 50 gli intrepidi Argonauti erano pronti per salpare verso la Colchide e compiere la loro eroica missione, l'improvvisa apparizione di Eracle venne accolta da tutti come un segno di buon auspicio ed in molti erano convinti che sarebbe stato naturale metterlo a capo dell'Argo, erano infatti bene note le sue incredibili gesta, ultima quella della cattura del cinghiale Erimanzio (che a quei tempi era una belva terribile e devastatrice), lui però preferì non spodestare il giovane Giasone, il vero ideatore ed organizzatore dell'incredibile spedizione.

La nave venne finalmente varata, ad ogni remo corrispondeva una panca con una coppia di vogatori, appena vennero sistemati tutti ai loro posti toccò quindi a Giasone sacrificare una coppia di buoi ad Apollo, protettore anche delle imbarcazioni.

Gli animali vennero uccisi e posti sul fuoco per arrostirne le carni.

L'atmosfera era festosa, fra gli astanti c'era chi si ubriacava, chi cantava e chi, come Orfeo, suonava la sua lira, riuscendo così a placare le zuffe dei partecipanti alticci, faceva da sfondo il fumo nerastro della cottura dei due buoi sacrificali, che saliva propizio al cielo in lunghe volute nerastre.

Alle prime luci dell'alba l'Argo salpò diretto verso la prima tappa in direzione della Colchide.

Il primo porto fu quello nel regno di Lemno, nella città di Mirina.

Un anno prima dell'arrivo degli Argonauti gli uomini di Lemno si erano coalizzati contro le proprie donne perché puzzavano tutte in modo nauseabondo. Questo accadeva perché queste ultime lavoravano il guano che poi usavano come merce di scambio con i vicini Traci, che a loro volta lo utilizzavano per farsi i tatuaggi, il continuo contatto con tali escrementi d'uccello donavano un forte odore sgradevole e persistente alle donne di Lemno.

A causa di questa circostanza gli uomini dell'isola avevano deciso di scegliersi delle concubine con cui giacere al posto delle proprie mogli, per far questo organizzarono delle scorribande in territorio tracio, allo scopo di rapire le giovani e belle fanciulle dei villaggi vicini.
La vendetta delle donne non tardò a venire, tutti i maschi del regno, giovani e vecchi vennero barbaramente trucidati, ad eccezione del re Toante, salvato da sua figlia Ipsipile che lo spinse alla deriva su una barca senza remi.

Era dunque passato un anno da questi avvenimenti e dalle coste di Lemno le donne avvistarono l'Argo e lo credettero una nave nemica salpata dalla Tracia, indossarono quindi le armature dei propri mariti defunti e si precipitarono sulla spiaggia per respingere il temuto attacco straniero.

Dall'Argo venne inviato l'anziano saggio Echione, che, in funzione d'araldo, spiegò le buone intenzioni dei suoi compagni.

La principessa Ipsipile convocò il consiglio e si era arrivati alla decisione di fornire cibo e vino a gli Argonauti e di farli ripartire senza indugio, prima che scoprissero il massacro degli uomini. La saggia Polisso, che era stata la nutrice di Ipsipile, si alzò e disse che la cosa più saggia sarebbe invece stata quella di accogliere i valorosi eroi nella città di Mirina ed unirsi a loro per generare una nuova e solida stirpe. Altrimenti, la popolazione dell'isola di Lemno sarebbe stata destinata alla naturale estinzione in quanto gli uomini erano stati eliminati tutti.

Si decise così di far entrare gli Argonauti a Mirina, Ipsipile, però, non raccontò tutta la verità a Giasone, gli disse che un anno prima le donne di Lemno avevano impugnato le armi e costretto i propri uomini ad emigrare a causa dei continui maltrattamenti a cui le sottoponevano da anni.

Ipsipile arrivò addirittura ad offrire il trono vacante di Lemno a Giasone, che accettò con gratitudine, prima le disse che prima doveva portare a termine la sua missione, ossia di recuperare il Vello D'Oro.

Tuttavia la partenza venne ritardata parecchio perché le donne di Lemno erano tutte smaniose di giacere con gli aitanti Argonauti e cominciarono a sedurli con grande successo e facilità.

Fu così che Ipsipile generò due gemelli, figli di Giasone, Euneo e Nebroneo. Euneo, quando crebbe, divenne il re di Lemno e rimase celebre perché fornì il vino ai Greci durante la lunga guerra di Troia.

L'unico che era rimasto a bordo dell'Argo era Eracle, dopo aver a lungo aspettato si diresse spazientito a Mirina, bussando con grande foga a tutte le porte con la sua maestosa clava e richiamando al dovere i suoi compagni.

Quella sera stessa l'Argo salpò con tutto il suo equipaggio puntando la prua verso la Samotracia, dove, una volta giunti, vennero tutti iniziati ai Misteri di Persefone dai Cabiri, sacerdoti della dea Persefone, che salvaguarda tutti i marinai dal naufragio.

Intanto nell'isola di Lemno, che gli Argonauti si erano lasciati alle spalle, le donne vennero a scoprire che il re Toante era stato salvato da Ipsipile, nonostante avesse giurato di ucciderlo, infatti era approdato all'isola di Sicino dove regnava sulla Tauride. Dopo tale scoperta Ipsipile venne venduta come schiava a Licurgo, re di Nemea.

Il figlio di Ipsipile, Euneo, giuntò in età virile occupò il suo posto sul trono ancora vacante, purificò l'isola dal sangue della colpa. Da quel giorno il rito propiziatorio si continuò a ripetere ogni anno, durante la festa dei Cabiri:

tutti i fuochi dell'isola venivano spenti e si attendeva, al nono giorno, l'arrivo dal mare di una nave che trasportava il fuoco sacro preso dall'altare di Apollo.




Episodi precedenti:
I parte La riunione degli Argonauti
II parte L'isola di Lemno e la ribellione delle donne puzzolenti
III parteL'Argo perde la rotta
IV parte La scomparsa del giovane Ila
V parte Re Amico sfida Polideuce in un incotro di pugilato

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