Re Amico sfida Polideuce in un incontro di pugilato
L'Argo si trovava a navigare ancora nel Mar di Marmara, toccò quindi l'isola di Bebrico, ove regnava re Amico. Tale personaggio, a dispetto del nome che portava, era tutt'altro che socievole, comunque molto amato e rispettato, forse temuto, dai suoi sudditi.
Re Amico accoglieva tutti i forestieri sfidandoli ad un incontro di pugilato, in cui lui, che era fortissimo, riusciva sempre a battere l'avversario, spesso uccidendolo dai gran colpi che gli sferrava. La pena, se non si accettava il combattimento, era di essere gettati in mare da una rupe altissima (trovando morte certa).
Dunque, re Amico, appena venne avvistato l'Argo, si apprestò a raggiungere la spiaggia e ad andare incontro agli Argonauti che arrivarono dunque al suo cospetto.
L'accoglienza fu la stessa di sempre: se volevano cibo ed acqua dovevano prima misurarsi con lui.
Si fece avanti Polideuce, assai più vecchio di re Amico ma abile nell'arte del pugilato, come aveva già dimostrato vincendo i Giochi Olimpici.
Amico e Polideuce iniziarono la sfida in una valletta fiorita, non lontana dalla spiaggia.
Amico offrì a Polideuce i normali guanti di corregge, mentre i suoi guanti erano irti di punte di bronzo.
Amico era spaventoso, tutto peloso, con braccia forti e possenti, a prima vista il confronto con Polideuce era in netto svantaggio per quest'ultimo, dal fisico robusto ma decisamente più leggero di Amico.
L'incontro iniziò, re Amico prese subito l'iniziativa, tirando dei pugni poderosi verso Polideuce, che però riuscì a schivare tutti con grande agilità.
Dopo una prima fase di studio, Polideuce aveva già scoperto quasi tutti i punti deboli della difesa di Amico, che basava la sua tattica solo sulla potenza. Improvvisamente Polideuce sferrò un pugno diretto alla bocca di Amico, che, colto alla sprovvista, lo incassò malamente, sputando un fiotto di sangue. L'incontro si fece più acceso ma nessuno dei due pugili mostrava segni di cedimento, Polideuce però riuscì ad approfittare di un altro attimo di distrazione del suo avversario e gli appiattì il naso con un potente sinistro, subito seguito con altri due uncini alla mascella. Amico era furibondo per il dolore e per l'umiliazione che gli stava infligendo lo sconosciuto straniero, così afferrò il pugno sinistro di Polideuce e vibrò un destro che Polideuce riuscì lo stesso a schivare, rispondendo con un gancio destro all'orecchio che fracassò la tempia di re Amico.
Amico morì all'istante lasciando i suoi sudditi prima sgomenti e poi infuriati con tutti gli Argonauti. Ne seguì una rissa armata furibonda che Giasone e compagni domarono senza problemi. Sconfitti gli inospitali abitanti di Bebrico gli Argonauti saccheggiarono il palazzo reale, provocando le ire di Posidone, padre di Amico. Per placare il dio adirato Giasone offrì in olocausto 20 tori fulvi che facevano parte del bottino, e Posidone si considerò soddisfatto.
Episodi precedenti:
I parte La riunione degli Argonauti
II parte L'isola di Lemno e la ribellione delle donne puzzolenti
III parteL'Argo perde la rotta
IV parte La scomparsa del giovane Ila
V parte Re Amico sfida Polideuce in un incotro di pugilato
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